L’11 aprile 2005 è stata realizzata
la prima puntata de “I Racconti
della Terra”, la trasmissione che, come si evince
dallo stesso titolo, vuole raccontare la storia, la cultura,
le tradizioni ed i sapori della terra, facendo parlare, direttamente,
i protagonisti.
Geografia - La prima tappa del
viaggio si è svolta a Stornarella, situata in un territorio
pianeggiante, che dista da Foggia circa 30 km. Per visitare
questi luoghi una volta giunti nel capoluogo Dauno, è
sufficiente proseguire verso Cerignola, sulla Statale 16,
ed imboccare poi la strada provinciale 81, per Ortanova –
Stornarella.
Cultura - L’etimologia
di questo toponimo, diminutivo di “Stornara”,
comune limitrofo, proviene dal termine “sturnus”,
che sta ad indicare lo storno, la forma dialettale di STORMO,
che farebbe riferimento alle allodole che, al calare della
sera, si posavano sulla piana del Tavoliere e che i “terrazzani”
catturavano, di notte, con la lucerna. Lo stemma del Comune,
una torre su cui si posa un uccello, sembra accreditare questa
teoria.
Storia - Gli abitanti di stornarella,
gli “stornarellesi”, sono poco
più di 5mila e vanno fieri del proprio passato, che
affonda le proprie radici molto lontano nel tempo.
Il primo insediamento di questo centro, infatti, si attesta
nel Seicento: nella località esisteva un casale rurale
attorno ad una piccola chiesa, dedicata alla Madonna
della Stella, appartenuta ai Gesuiti fino alla soppressione
di quest’ordine religioso, nel XVIII secolo.
Dopo l’espulsione dei Gesuiti dalla Capitanata, per
volontà del marchese Bernardo Tanucci,
fu necessario fornire i cinque Reali Siti di coloni che ne
coltivassero i terreni. Si trattava di gente povera proveniente
da altri paesi, che ricevette terra in enfiteusi. Nell’agro
di Stornarella si stabilirono 73 nuove famiglie, a ciascuna
vennero assegnate 10 versure di terreno, un paio di buoi,
le sementi, gli attrezzi agricoli, la casa rurale, le vettovaglie
e quanto altro occorreva per la coltivazione dei terreni.
Il Settecento per questi luoghi fu l’epoca della rinascita:
le bonifiche operate dai Borboni annullarono il rischio malaria.
Agli inizi del secolo successivo, grazie ad un decreto di
Giuseppe Bonaparte, il comune Stornarella
acquisì l’autonomia e divenne uno dei centri
più importanti del Basso Tavoliere, ma il dopo Unità
d’Italia portò pochi benefici al paese che, per
crescere, dovette attendere fino al secondo dopoguerra.
Tradizioni - Il santo protettore di Stornarella è Francesco
da Paola, la cui ricorrenza si celebra il 2 aprile,
ma per gli abitanti del luogo il momento della festa patronale
è stabilito nella seconda quindicina di agosto, quando
la bella stagione consente festeggiamenti più ricchi.
Il culto per il santo risale al Settecento: la tradizione
racconta che i buoi che trasportavano la statua del Santo,
fermatisi al bivio per il paese, si mossero solo dopo che
il Vescovo fece voto di recitare i "tredici venerdì",
una pratica di devozione che fu introdotta proprio da San
Francesco da Paola.
Ma a Stornarella esistono anche altre tradizioni: si dice
che, nel passato, con impasti di terra, acqua e paglia, venissero
costruite numerose fosse o grotte, per conservare il grano
e per custodire gli animali. Oltre alle grotte, esistevano
le "neviere", cioè deposito profondo dove
si raccoglieva e conservava la neve che, d’estate, serviva
per rinfrescarsi.
Monumenti e architettura - A livello architettonico, si segnala
la chiesa della comunità, dedicata alla Beata
Vergine Maria della Stella, risalente al 1600. Si
narra che durante i lavori di ampliamento ad opera degli abitanti
della città, il pavimento sprofondò accanto
all'altare di San Michele, portando alla
luce alcune fosse cimiteriali ubicate proprio nei sotterranei
dell'attuale costruzione.
In piazza Umberto I si trova il palazzo che, attualmente,
ospita la biblioteca comunale e che, per 128 anni, è
stato sede del comune, sovrastato da una torre a tre piani
con un grosso orologio. Nel 1808 il comune non disponeva della
somma necessaria per riscattare la torre simbolo della città
al suo possessore, Rocco Gabrione. Si dovete
attendere il 1846 perché il comune entrasse in possesso
della torre, pagando un riscatto di 309 ducati.
Altro monumento è quello ai caduti, inaugurato nel
1927, con incisi i nomi degli stornarellesi morti durante
la grande guerra.
Gastronomia ed economia - Oltre che scenari naturali, chiese
e tradizioni belle da vedere, Stornarella è anche buona
da gustare. Il comune ha una superficie agraria di 3388 ettari,
per lo più adibiti a seminativi. 975 ettari sono destinati
a colture orticole, 800 a cereali, 750 alla vite e 400 all’olivo.
Nel territorio sono molto numerose le masserie: grano, vino
e olio rappresentano le principali colture e fonti di reddito
della zona.
Nella produzione olivicola, si segnala soprattutto la varietà
di oliva CORATINA, caratterizzata da produttività elevata
e relativamente costante, legata al fatto che i fiori hanno
una bassa percentuale di aborto. Il frutto, di media dimensione,
leggermente asimmetrico e con polpa carnosa, è adatto
sia alla produzione dell’olio che per la preparazione
di olive da tavola, come è stato confermato dal signor
Savino Cianci, produttore oleario (Oliàmi
s.r.l.) e fermo sostenitore della produzione tradizionale
di olio d’oliva.
Le indubbie proprietà nutrizionali e la lunga storia
di questo prodotto sono state sottolineate anche dalla dottoressa
Rosanna Tota, tecnologo alimentare, che ha saputo spiegare
i vantaggi derivanti dalla presenza dell’olio d’oliva
nell’alimentazione ed ha introdotto i telespettatori
in un interessante viaggio alla scoperta della storia di quello
che era definito dai Fenici come “l’oro giallo”.
Indagini medico-scientifiche hanno rilevato che l’olio
d’oliva ha un’elevata digeribilità, stimola
le secrezioni biliari, protegge la mucosa dello stomaco e
favorisce l’assorbimento delle vitamine, in particolare
della vitamina E, che protegge dalla formazione di radicali
liberi. Per questo è necessario utilizzare un olio
che abbia standard di qualità elevati.
Prodotti tipici e turismo enogastronomico:
la cena - La serata inaugurale de “I racconti della
terra” si è svolta all’interno del Ristorante
“La Fattoria”, allestito in maniera impeccabile,
con tavoli in “stile imperiale” con una “mise
en place” precisamente illustrata ai telespettatori
dal prof. Antonio Tarantino, esperto di Bon
ton e docente presso un istituto alberghiero che insegna la
professionalità, l’amore per la ristorazione
e l’accoglienza alle giovani generazioni. E’ stato
proprio all’interno del Ristorante che ha ospitato il
debutto televisivo “I racconti della terra” che
abbiamo chiacchierato con il proprietario della struttura,
Nino Bianco, ristoratore da vent’anni,
che ha saputo illustrare la tradizione di alcuni piatti tipici,
punto fermo nei menù che si consumano nella zona. Principi
della serata sono stati, infatti, i cavatelli di grano arso,
fatti con la farina ottenuta dal grano bruciato, dalle cosiddette
stoppie, secondo una tradizione molto antica ma l’elenco
di prelibatezze è stato lungo e succulento.
E’ la tradizione, infatti, la vera anima della gastronomia
di Stornarella, come ci è stato confermato dal cuoco
Roberto Moscaritolo, che ha approntato un
ricco menù interamente a base di prodotti del luogo:
dagli antipasti (prodotti della terra messi sottolio e sottaceto,
“pettole” con vino cotto, focacce e quant’altro)
fino ai primi (Spaghetti aglio/olio, Spaghetti pomodor, Cavatelli
di grano arso con sugo di braciol) ed ai secondi (brodetto
di agnello con carboncelli, uova e cacio e involtino al sugo),
senza dimenticare gli ottimi dolci (i “sospiri”
tipici della zona).
A fare da contorno alle prelibatezze della cucina, ottimi
vini rossi, tra cui spiccava l’Aglianico. Nel delicato
paesaggio dell’antica Daunia, infatti, i terreni per
lo più calcarei ed argillosi, lasciano produrre vini
corposi, dal sapore deciso e dal colore intenso. Il suolo,
il clima i vitigni, sono tutti fattori che contribuiscono
alla creazione delle caratteristiche di un vino, rendendolo
inconfondibile.
Angelo Mauriello, giovane produttore vinicolo,
ha segnalato che c’è la tendenza ad abbandonare
la produzione quantitativamente abbondante dei vini, lasciando
spazio ad un prodotto che si distingua, soprattutto, per la
qualità elevata.
L’economia, la geografia e la storia di Stornarella
si uniscono a quella dei quattro comuni che, situati a poca
distanza tra loro, costituiscono i “Cinque Reali Siti”
di Capitanata: Stornara, Carapelle, Ordona, Orta Nova e, per
l’appunto, Stornarella.
Con i rispettivi sindaci è stato possibile conoscere
meglio queste cittadine, famose per la storia ma, soprattutto,
per i sapori, derivanti da una vocazione eminentemente agricola
e da uno scenario fatto di romantiche masserie, perse tra
uliveti, vigneti e campi di grano, come ricordato al microfono
della conduttrice dal prof. Alfonso Palomba,
primo cittadino di Carapelle e dal sindaco di Stornara, dott.
Mario Russo. Grande protagonista delle tavole
imbandite nella zona dei Cinque Reali Siti, in particolare
della mense stornarellesi, è il carciofo. Le indubbie
qualità di questo prodotto sono al centro di un’iniziativa
di valorizzazione che mira all’acquisizione della denominazione
DOP, come è stato illustrato da Michele Cericola,
presidente di un neonato comitato che lavora affinché
il rinomato carciofo della Daunia possa essere conosciuto
anche oltre i confini regionali. Svariate le applicazioni
culinarie di questo ortaggio, il sindaco di Ordona, Michele
Pandiscia, ha ricordato la sua bontà quando
viene cotto sul camino e consumato ancora fumante.
La serata inaugurale della trasmissione si è svolta
in una rilassata atmosfera di convivialità, con la
comune consapevolezza che una terra si conosce anche grazie
ai suoi colori, sapori e profumi. Proprio quest’ottica,
ha spinto l’Amministrazione Comunale di Stornarella
a progettare alcune iniziative che potenzino il paniere dei
prodotti tipici ed il lavoro delle numerose aziende agricole
locali.
Insomma, una terra che merita di essere raccontata e visitata,
sotto ogni punto di vista, in attesa della prossima tappa
del lungo viaggio de “I Racconti della Terra”.
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